
Negli ultimi mesi, giornali e social media hanno riportato con insistenza notizie su presunti rischi legati ai formaggi a latte crudo, generando un clima di allarmismo che rischia di danneggiare un intero comparto produttivo
Riportiamo qui un approfondimento inviato dal Dottor Emiliano Feller, dirigente della Centrale del Latte di Vicenza.
È noto che il latte crudo richieda particolari attenzioni per alcune categorie di consumatori fragili – bambini, donne in gravidanza, anziani e persone immunodepresse – così come accade per altri alimenti potenzialmente a rischio. Da anni, le etichette e le raccomandazioni sanitarie indicano con chiarezza le corrette modalità di consumo.
Tuttavia, trasformare la prudenza in paura generalizzata non è utile. Una recente proposta di legge italiana prevede l’introduzione di un marchio d’allerta specifico per i formaggi a latte crudo, nonostante la normativa vigente già obblighi a indicarne chiaramente la presenza in etichetta.
In Francia, dove il 70% delle Dop prevede l’uso del latte crudo, il tema viene affrontato in modo più equilibrato, valorizzando la qualità dei prodotti e informando i consumatori con competenza e misura.
Il punto centrale è proprio questo: la sicurezza alimentare non può ridursi a una frase allarmistica sull’etichetta. Serve una strategia che coinvolga tutta la filiera – dall’allevamento al caseificio – e una comunicazione chiara, seria e responsabile. Solo così sarà possibile proteggere chi ha bisogno di attenzione senza compromettere il valore di una tradizione che merita rispetto e consapevolezza.
